la storia di Ovodda

la storia di Tiana
Preistoria e periodo Romano-Bizantino
Il territorio di Tiana era abitato dall’uomo almeno dal Neolitico, come testimonia la presenza di Domus de Janas nel territorio di Mancusu, e di alcuni resti di insediamenti nuragici nelle località di Sa Piraera e Tudulo. A partire dal VI secolo a.C. mentre buona parte della Sardegna veniva mano a mano assoggettata dai Cartaginesi prima e Romani poi, le popolazioni di queste zone centrali dell’Isola, aiutate dalla morfologia del territorio montuoso e ricoperto da selve difficilmente accessibili (anche ai giorni nostri), combatterono fieramente contro gli invasori, opponendosi in particolare modo alla conquista Romana dando luogo alla cosiddetta “Civitates Barbariae". Dopo alterni periodi di relativa pace e di combattimenti, la “Gens Barbaricina", governata da Hospitone, nel 594 concluse un patto di non belligeranza con i Bizantini, suggellata con la conversione di queste popolazioni al Cristianesimo.
Medioevo
In epoca giudicale Tiana era una “Villa” del Giudicato di Arborea, inserita nella Curatoria della Barbagia di Ollolai. Negli anni che precedettero la dissoluzione e scomparsa del Giudicato, agitati dalle lotte tra Eleonora d'Arborea e gli Aragonesi, Tiana assieme a Teti fece anche parte della Curatoria di Austis, che sicuramente fu di breve durata, infatti non compare nell’elenco delle 13 curatorie storiche del Giudicato di Arborea. Bisogna considerare che le curatorie avevano un peso economico ed una popolazione all’incirca omogenea tra loro per cui quella di Austis, costituita solo da tre piccole “Ville”, si discostava in modo eccessivo dalle restanti curatorie tale da giustificare la sua presenza nel periodo giudicale classico. In seguito, nel 1410, all’abolizione del Giudicato passò alla Corona d’Aragona, e successivamente infeduata assieme all’incontrada di Austis a nobili famiglie iberiche/spagnole che si spartirono l’Isola.
Età moderna
Nel censimento del 1846 si notano per Tiana anime 571, distribuite in famiglie 151 e in case 135. Sono applicati alla agricoltura circa 100 persone, alla pastorizia 80. I mestieri hanno pochi applicati, e nel bisogno si ajutano gli uni gli altri. Le donne attendono molto alla tessitura e vendono i loro panni a’ gavoesi che lo portano in tutte le parti dell’isola per rivenderlo. Lavorano anche della tela, ma per i bisogni propri. La macinazione dell’orzo e del grano si fa ne’ ventun molini che si hanno lungo la corrente del Tino, i quali bastano non solo al servigio delle famiglie del paese, come abbiam già detto, ma a molte dei paesi vicini. Con queste correnti si mettono in movimento alcuni molini e circa 18 gualchiere, di cui si servono anche le tessitrici di altri paesi. I terreni di Tiana sono veramente poco idonei alla cultura de’ cereali, siccome quelli che sono petrosi e sabbionosi. Tuttavolta i coltivatori studiano a trarne qualche frutto. Le vigne vegetano bene e con lusso e hanno circa venti uve diverse, le quali danno un vino che nel luogo vantasi molto come spiritoso e confortante. La quantità che si ottiene nelle vendemmie è di circa 25 mila litri, i quali essendo più di quanto vuole la consumazione interna, però vendesi l’eccedente a Tonara e ad altri paesi circonvicini. Il bestiame rude componesi di vacche 250, capre 1500, porci 600, pecore 3000. Queste nell’ottobre, quando cominciano i freddi, si conducono in luoghi di più dolce temperatura e spesso nei campidani. I tianesi han guadagno da qualche poco d’orzo, di vino, e frutta (noci, castagne, che vendono ai campidani) e dal prodotto del bestiame.
Nel 1861 da Regno di Sardegna si passò al Regno D’Italia e nel 1927 venne inserita della neonata Provincia di Nuoro.